Stirpe (pres. Frosinone): “Pronto a procedere per vie legali se verrà cambiato il format della serie B”

Si è parlato parecchio sul proseguo della stagione, e inevitabilmente se ne tornerà a parlare nelle prossime settimane, sopratutto sulle modalità relative a retrocessioni, promozioni, playoff e playout, che potrebbero cambiare la propria struttura dato il coronavirus.

Non sembra esserne particolarmente felice il presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe che a Radio Punto Nuovo ha manifestato la propria preoccupazione qualora il format attuale dovesse cambiare, essendo il Frosinone impegnato nella lotta promozione:

Il format attuale è chiaro, sono previste 6 promozioni e retrocessioni, in Serie B il terzo posto promozione viene assegnato con i playoff, se per cause di forza maggiore questi non verranno disputati, la terza dovrà salire in A automaticamente. Se il Frosinone arriverebbe terzo ma non verrà promosso automaticamente sarò pronto ad agire per vie legali.
Solo il Benevento può parlare di merito sportivo visto che ha 20 punti di distacco sulla seconda: voglio evitare qualsiasi problema giuridico ma visto che ancora niente è stato deciso, meglio mettere in chiaro le intenzioni“.

“Sugli stipendi la nostra posizione è molto chiara: qualora si dovessero interrompere il campionato, pagheremo fino al momento in cui c’è stata la prestazione, fino al 7 marzo. Sarà così anche per contributi fiscali e tasse, perché se non c’è il pagamento di stipendi non capisco perché devo dare soldi allo Stato. Se si dovesse giocare a porte chiuse chiederemo una decurtazione adeguata alla riduzione dei ricavi che comporta giocare senza pubblico. E’ una cosa che andremo a stabilire con i giocatori quando si verificherà l’ipotesi, è inutile attualmente mettere sul tavolo qualsiasi ipotesi di transazione. Sul futuro, è evidente che apriremo una discussione con i nostri calciatori a seconda del mercato. Alcuni contratti stipulati hanno costi che oggi non esistono più, seguiremo le regole del mercato”.

Sul discorso porte chiuse il presidente è chiaro:

“Mi sembra ridicolo. Il calcio deve andare avanti nel modo giusto, come le attività produttive devono andare avanti nel modo giusto. Se non esistono le condizioni di sicurezza, inutile aprire il discorso di porte chiuse o aperte. Ma stiamo valutando questa possibilità. Per la ripresa le società devono fare i tamponi ed è assurdo per due motivi: le società non sono strutturate per fare i tamponi e poi mi sembra assurdo che se c’è la possibilità di fare i tamponi vengano destinati ai giocatori e non alle persone che ne hanno veramente bisogno. Chi pensa queste cose ha perso il lume della ragione. A porte aperte si giocherà quando ci sarà la possibilità di poterlo fare, il resto sarebbero tutte soluzioni che distruggerebbero il gioco del calcio. Se inventiamo delle modalità di svolgimento dell’attività sportiva che non ha alcun appeal, finiamo di uccidere il calcio e giocare a porte chiuse va in questa direzione”.