Sara Gama : il calcio oltre i pregiudizi e gli stereotipi

  • Noi siamo la generazione della svolta perché prima c’è stato un buio di più di 20 anni. E noi stiamo portando oggi il calcio femminile nella casa di tutti quanti. Soprattutto i genitori cambiano la prospettiva, portano le bambine a giocare. Siamo quelle che stanno sdoganando questo sport. In quel senso siamo la generazione della svolta”.

Queste sono le parole di Sara Gama (Trieste, 27 marzo 1989) è una calciatrice italiana, difensore della Juventus e della nazionale italiana, delle quali è capitano.
Si é appassionata al calcio fin da giovanissima, tesserandosi con lo Zaule (Muggia) e giocando fin dalla formazione Pulcini nelle squadre giovanili miste, per trasferirsi in seguito alla Polisportiva San Marco di Villaggio del Pescatore, nel comune di Duino-Aurisina, dove rimane per sei anni giocando per la prima volta in una formazione interamente femminile. Capitano della Nazionale e della Juventus, in molti vedono nel difensore un vero esempio da imitare. In un triennio con la maglia del Tavagnacco ha collezionato 52 presenze e segnato 4 gol. Con le gialloblu il risultato migliore è stato il 3º posto raggiunto in Serie A nella stagione 2008-2009 e il raggiungimento dei quarti di finale in Coppa Italia nelle prime due stagioni. Successivamente, si è trasferita al Chiasiellis.

Ha collezionato 50 presenze e ha giocato le semifinali di Coppa Italia mentre in campionato il risultato migliore è arrivato all’ultima stagione 2011-2012 terminata con il raggiungimento del 7º posto. Il 18 luglio 2012 è entrata nel Brescia Calcio Femminile dove vi rimarrà per una sola stagione. Colleziona 25 presenze, partendo 22 volte da titolare, su 30 e segnando 3 gol e la squadra raggiunge il 3° posto in campionato. Dopo qualche stagione al Paris Saint-Germain ritorna in Italia, nelle file del Brescia, per la stagione 2015-16. La sua è una storia bellissima, che riassume molte storie. Suo papà è congolese, sua mamma triestina ed è un esempio per tutte quelle donne che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del calcio.
Sara è il simbolo del calcio femminile italiano.
É la dimostrazione che se siete tra quelle persone convinte che il calcio sia un mondo a scarsa presenza femminile, : alla fine vi ricrederete. Chi pensa che le donne e il pallone siano due mondi ermeticamente separati, infatti, si sbaglia di grosso.
Sono bastati sette mesi, ventidue partite, millenovecento minuti di gioco per far diventare il calcio femminile una straordinaria normalità. Per far conoscere un mondo fino a oggi bazzicato da pochi in un luogo frequentato da molti: agli storici seguaci, parenti, amici si sono aggiunti appassionati di calcio che avevano solo bisogno di scoprire. Di sapere. Di capire che sì, guarda un po’, le partite durano 90 minuti, che, chi l’avrebbe mai detto, a pallone si gioca in 11 indipendentemente dal sesso e che sì, si marca a uomo anche se in campo ci sono delle donne.