Cosa succede a chi mangia la pasta scotta? Ecco la risposta: attenzione…

La pasta è da sempre uno dei grandi amori degli italiani ed è ormai un alimento largamente apprezzato anche all’estero. D’altronde, la pasta ha delle eccellenti proprietà nutritive e aiuta a reintegrare quella necessaria dose di carboidrati dopo una mattinata di studio o lavoro. Inoltre, la pasta è uno dei primi piatti più gettonati, anche perchè le varianti da poter cucinare sono davvero innumerevoli: dal semplice sugo al ragù alla carbonara, passando per l’amatriciana o gli spaghetti con le vongole, senza dimenticare le penne alla vodka o i fusilli al pesto. Con la pasta ci si può davvero sbizzarrire, ma bisogna anche fare attenzione ad alcuni aspetti per poterla gustare al massimo del sapore e per non andare incontro a digestioni un po’ troppo difficili. 

Pasta “scotta”, meglio evitarla 

Prima di tutto, il consiglio dato da tutti i nutrizionisti è sempre quello di non abbondare con le porzioni. La pasta è un alimento eccellente se consumato con le giuste dosi: se invece si tende ad esagerare, abusandone quotidianamente, ne risente l’organismo e il girovita. Oltre alla quantità necessaria, la domanda che viene spesso posta agli specialisti del settore è quella che riguarda la modalità della cottura della pasta: è meglio mangiarla scotta oppure è consigliabile consumarla al “dente”, ovvero con pochi minuti di cottura? Stando a quanto affermato dai più importanti nutrizionisti, si deve sempre preferire la pasta al dente e non quella molto cotta. 

Le motivazioni sono essenzialmente due. La pasta al dente è molto più digeribile rispetto a quella “scotta”, e certamente non si va incontro a problemi di natura gastrica o intestinale se si sceglie di non far passare troppi minuti in fase di cottura. Inoltre, se si scola la pasta in tempi relativamente brevi si favorisce anche un impatto decisamente più basso sull’indice glicemico. Con la cottura al dente, infatti, l’amido della pasta non viene digerito totalmente dagli enzimi e ciò comporta una digestione più lenta, con un conseguente rallentamento anche dell’assorbimento del glucosio che caratterizza l’amido.

Il risultato finale sarà proprio un indice glicemico più basso e un senso di sazietà più appagante, che non ci porterà a cercare altro cibo ed eviterà il sovraccarico di calorie. L’ideale, quindi, per chi sta seguendo una dieta dimagrante e che pertanto non sarà tentato da “rinforzare” il pasto appena consumato con degli ulteriori snack o spuntini di vario tipo. La pasta scotta, invece, è assolutamente da evitare per chi sta cercando di togliere i chili di troppo e specialmente per le persone che soffrono di patologie come il diabete, proprio perchè favorisce un indice glicemico troppo alto. Tuttavia, anche la pasta cotta troppo poco può portare a problematiche dal punto di vista digestivo e intestinale. 

Pasta al dente, ecco come fare 

La strada più corretta è quella della cottura “a metà”: se si è abituati a mangiare la pasta “scotta” è consigliabile arrivarci per gradi, diminuendo il tempo di cottura di volta in volta. Per cucinare una buona pasta “al dente ma non troppo” serve molta acqua di cottura, una certa attenzione nel girare la pasta di tanto in tanto e seguire i minuti della “cottura al dente” indicati nella confezione della pasta. Inoltre, qualche minuto prima della cottura assaggiate la pasta, in modo tale da riuscire a regolarvi in base alle vostre preferenze.