Napoli, l’agente di Insigne allontana la 10: “È stata la maglia di Dio”

Insigne e la 10 del Napoli: una storia lunga, quasi infinita, che si ripete ogni volta che l’attaccante partenopeo alza il livello del suo rendimento. Questa volta sono state galeotte le due ottime prove con la Nazionale, proprio con la 10 indosso, contro Polonia e Bosnia in Nations League. Il giocatore è nel pieno della sua maturità e nell’ambiente ci si interroga se sia il caso di affidargli la 10 del Napoli, ritirata dopo l’ultimo ritorno in Serie B e poi in A, per omaggiare Diego Armando Maradona.

Napoli, l’agente di Insigne allontana la 10: “È stata la maglia di Dio”

Ci ha pensato oggi l’agente di Lorenzo Insigne, Vincenzo Pisacane, ad allontanare il suo assistito dalla maglia “intoccabile” per Napoli e per i napoletani. In un’intervista concessa a Radio Punto Nuovo, Pisacane ha spiegato in maniera abbastanza chiara qual è il problema legato a quella maglia, e perché Insigne non la voglia. Una perplessità se possibile esacerbata dai rapporti “complicati” con la piazza che lo stesso giocatore ha confessato abbastanza candidamente in diretta alla RAI dopo il match contro la Bosnia. Di seguito una sintesi delle sue parole elaborata qui per i nostri lettori.

“Ho sentito Lorenzo, era contento e felice. Quando si fa una prestazione del genere in Nazionale lo si è sempre. Poi è arrivata anche la qualificazione. Sta bene, lo si vede. Lui non è mai scarico, sempre sul pezzo. Stanotte è tornato e oggi andrà a fare allenamento, è un grande professionista e suda sempre la maglia e vorrà fare bene anche con la maglia del Napoli. Gattuso gli ha dato il giusto peso, il mister l’ha sempre reputato importante. Questo gioverebbe a chiunque, dal piccolo giocatore al grande campione. Quando una persona si sente importante, mette tutto sé stesso in ciò che fa.

La Numero 10 nel Napoli è il simbolo di una divinità, quindi peserebbe a chiunque, non credo che sia giusto neanche darla ad altri perché è stata di Dio. In questo momento sono tutti comuni mortali, lasciamola dov’è. Contestazioni dei napoletani? La cosa bella di Lorenzo è che lui ride quando io m’incazzo. Questo è l’aspetto nel quale è più cresciuto. Le sue spalle sono belle larghe, le cavolate non gli fanno più nulla. Mi alterò più io. Io credo che non si sia mai incavolato per una critica meritata ma per la frequenza di quando non le meritava. Fu preso come capro espiatorio del famoso ammutinamento ma è fuori di ogni logica: quella fu una decisione di gruppo. Se c’è una cosa cattiva da dire, Lorenzo è il primo da colpire”.