Reddito di cittadinanza, ecco cosa non devi mai fare: “Attenzione!”

Il Reddito di cittadinanza ha rappresentato una delle tematiche più discusse messe in atto dal nostro paese: introdotto dall’esecutivo Conte I, sotto forte “spinta” del Movimento 5 stelle che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, è una forma di reddito minimo per i disoccupati che rientrano entro i limiti definiti dalla normativa.

L’importo viene erogato mensilmente e varia seconda dell’ISEE del nucleo familiare del richiedente, e presenta una scadenza: possono richiederlo sia i cittadini italiani che gli stranieri dotati di permesso di soggiorno da almeno 10 anni.

Obblighi del RdC

Non si tratta solo di una forma di assistenzialismo visto che chi lo percepisce è obbligato ad essere iscritto ad un centro per l’impiego perchè l’idea del Reddito di Cittadinanza è anche quella di facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, o il suo reinserimento tramite i navigator. Nonostante ciò, sono sopratutto i critici di questa forma di assistenza a mettere in discussione l’effettiva utilità dei navigator, e ciò ha scatenato proteste continue sia tra le varie parti politiche, ma anche tra le varie tipologie di lavoratori.

Reddito di cittadinanza, ecco cosa non devi mai fare: “Attenzione!”

L’esecutivo Draghi ha deciso di prorogare il RdC, annunciando anche condizioni maggiormente stringenti per i cosiddetti “furbetti”, ossia chi riesce a mantenere il Reddito di Cittadinanza pur lavorando seppur non regolarmente: per chi lavora in nero infatti sono previste sanzioni piuttosto pesanti che partono da 2.160 euro a fino a 51.840 euro.

Il reddito ha una scadenza di 18 mesi, e può essere rinnovato a patto di essere nuovamente in possesso dei requisiti. Il Reddito decade quando non chi lo utilizza non presenta in tempo l’iscrizione presso la DID – Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, il Patto per il lavoro oppure il Patto per l’inclusione sociale, qualora non accetti tre offerte di lavoro compatibili oppure qualora non si partecipi a iniziative formative o di riqualificazione.

Presentare documenti falsi o che non corrispondono alla reale situazione lavorativa porta ad un periodo di reclusione da due a sei anni.