Insetti e cibo non fanno parte sicuramente di un connubio apprezzato da buona parte della cultura occidentale, ma molti alimenti contengono già tracce di insetto, anche se molti non lo sanno.
Con la graduale necessità di provvedere al sostentamento di un numero di persone sempre maggiore sul pianeta, gli insetti sono divenuti gradualmente meno “indigesti” anche per le culture che normalmente non prevedono l’utilizzo di questi animali nell’alimentazione, in Italia soprattutto è stato evidente un vero e proprio ostracismo nei confronti di elementi oramai “legali” per la distribuzione di cibo come la farina di grillo e larve del verme della farina, ma non tutti sono a conoscenza che “tracce di insetto” in numerosi cibi sono già presenti.
Anche non considerando le tracce di insetti che inevitabilmente tendono ad essere presenti nella tradizionale alimentazione, molti coloranti naturali “provengono” proprio da un insetto, in particolare la cocciniglia, dalla quale si ricava proprio il principale colorante sistetico meno costoso in senso assoluto, che quasi sempre viene evidenziato sulle etichette di prodotti tendenzialmente non nativamente colorati di rosso o comunque di tinte simili, con la nomenclatura di E120, un diffuso colorante che oramai sta gradualmente sparendo dagli alimenti in quanto incompatibile con le diete vegetariane e vegane, per fare un esempio.
L’E120, o estratto di cocciniglia, è comunque presente in numerosi succhi di frutta, drink per aperitivi, ma anche caramelle gommose, yogurt, energy drink, e non corrisponde ad un apporto nutritivo vero e proprio: la sua funzione è esclusivamente estetica, non considerabile dannosa per la specie umana, ma per le motivazioni già citate di inompatibilità con diete un tempo “di nicchia” ma oggi così impattanti da riuscire a modificare il contesto della produzione di cibo, al punto che le industrie sono alla ricerca di prodotti naturali che possano fornire il medesimo apporto colorante senza fare ricorso ad animali.
