Semi di marijuana: come controllarne la qualità

Dei semi di marijuana si parla molto negli ultimi anni, soprattutto in virtù di diversi cambiamenti normativi in diversi Paesi del mondo. Complici la sempre più capillare comunicazione sulle loro caratteristiche, anche i coltivatori alle prime armi vanno oltre al mero acquisto del prodotto e si informano, per esempio, su quali sono i semi femminizzati, noti per la garanzia di migliori risultati dal punto di vista dell’efficienza e della resa.

Prima di arrivare a questo punto – comunque importante, dato che la produzione e la commercializzazione di semi femminizzati permette, ogni giorno, a milioni di coltivatori in tutto il mondo di risparmiare tempo – è necessario fare un passo indietro e considerare un altro aspetto.

Quale di preciso? I criteri per distinguere semi di qualità. Premettendo l’importanza di rivolgersi a rivenditori certificati, il che è sinonimo di tranquillità per quanto riguarda l’eccellenza del prodotto, vediamo assieme alcuni punti imprescindibili che permettono di parlare di semi di marijuana di qualità.

Semi di cannabis eccellenti: i criteri imprescindibili

Il primo criterio da considerare quando si parla di semi di cannabis di qualità è il colore. A prescindere dal tasso di germinazione garantito, è bene ricordare che i semi con cromie tendenti al marrone, al grigio e al nero sono, dal punto di vista qualitativo, il non plus ultra.

Un altro criterio visivo e cromatico che deve far pensare bene in merito alle peculiarità del seme è la presenza di macchie scure sulla superficie (sì, è normale che siano completamente irregolari).

I consigli per capire, prima dell’acquisto, se ci si trova davanti a semi di marijuana di qualità non finiscono qui! Un suggerimento semplice ma decisivo prevede il fatto di esporli alla luce.

Se in questo frangente si nota, sulla superficie, un rivestimento uniforme, quasi brillante e che ricorda una patina di cera, vuol dire che il seme è di qualità.

Tornando a parlare di criteri cromatici, ricordiamo che diversi breeder sconsigliano di puntare su semi di colori come il verde e il bianco. Questi colori, infatti, sono spia di una maturità non ancora raggiunta da parte delle sementi.

Bando pure a quelle caratterizzate da evidenti ammaccature.

Il test del galleggiamento

Anche chi non ha grandi competenze nel campo della coltivazione della cannabis e nella selezione qualitativa dei semi di marijuana ha sentito parlare, almeno una volta, del test del galleggiamento.

Si effettua prendendo un bicchiere di acqua tiepida e immergendoci dentro i semi dei quali si ha intenzione di testare la qualità. Se ci si accorge che galleggiano, vuol dire che il livello non è soddisfacente.

Diverso, invece, è il caso dei semi che finiscono sul fondo e che lì rimangono. In questo caso, si può stare tranquilli lato qualità.

Un suggerimento pratico cruciale prevede il fatto di eseguire questo breve test prima della germinazione. Il rischio, in caso contrario, è quello di provocare danni ai semi a causa dell’umidità.

Una buona notizia: il bicchiere d’acqua usato per il test può essere usato per far germogliare i semi. Attenzione, però: si tratta di una sistemazione provvisoria!

Dopo 24 ore, infatti, è necessario rimuoverli e posizionarli in un substrato adatto. In alternativa, va benissimo un tovagliolo di carta leggermente inumidito.

Oltre l’arco delle 24 ore, l’acqua è pericolosa per i semi di marijuana e può mettere a repentaglio la loro integrità.

Guardando un seme di marijuana si può ipotizzare il sesso?

Come accennato all’inizio dell’articolo, i semi femminizzati sono a dir poco vantaggiosi per i coltivatori di cannabis.

Alla luce di ciò, è naturale chiedersi se, al primo sguardo, è possibile capire il sesso di un seme.

La risposta è negativa. In questo caso, la garanzia è legata alla  fama della seedbank che si sceglie per i propri acquisti.

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