“Non scolare la pasta nel lavandino!”: incredibile, ecco il motivo

Uno dei gesti più caratteristici e simbolici della cucina, ed in maniera più ampia, della cultura italiana in generale è quello di scolare la pasta, operazione che eseguiamo per gettare di fatto l’acqua utilizzata per la bollitura, requisito indispensabile per la cottura.

Per scolare la pasta si usa uno strumento chiamato scolapasta, di metallo o materiali plastici che presenta dei fori così da far passare l’acqua nel lavandino e “trattenere” la pasata, per poi essere condita. Quella che gettiamo tuttavia può essere riutilizzato per diversi scopi, ecco perchè non sempre conviene scolare la pasta nel lavandino.

Acqua di cottura

L’acqua che vien scolata dopo la cottura presenta il sale ed alcune sostanze come l’amido, residuo della cottura della pasta: questi elementi rendono l’acqua di cottura particolarmente utili per diversi scopi, alcuni quasi insospettabili ma che fanno parte della routine quotidiana, visto che può essere sfruttata per facilitarci la vita sia restando nel contesto della cucina, che al di fuori di essa.

“Non scolare la pasta nel lavandino!”

L’apporto di sale già presente la rende utile prima di tutto per la preparazione dell’impasto dei farinacei, quindi focacce fatte in casa, pane e simili, non rendendo necessario aggiungere ulteriore sale.

Parzialmente l’acqua di cottura può essere utilizzata per condire la pasta appena scolata oppure come “base” per il brodo di zuppe e minestre varie, ma anche per preparare delle verdure al vapore.

Restando in cucina è utile per la procedura di “ammorbidimento” dei legumi,  fase indispensabile per renderli pronti ad una successiva preparazione.

Il funzione del suo potere “di ammollo”, può essere impiegata per lavare piatti e pentole particolarmente sporchi, e dato l’apporto di amido, può essere rinvigorente per i capelli a mo di “impacco” prima di lavare i capelli con del tradizionale shampoo, così da ridare morbidezza e consistenza alla chioma.